VENDITORI DI BANDIERE

Foto di Arko Datto

Nel cuore di Burrabazar, a Calcutta, uno dei più grandi mercati all’ingrosso dell’India, c’è qualcuno per cui le elezioni sono un grande affare: sono i venditori di bandiere, seduti su mucchi di effigi di partito, ombrelli con i colori dei contendenti e altri gadget elettorali.

Il Burrabazar è diviso in settori, “katras”, ciascuno specializzato in un articolo particolare. Basta pagare e qui si può trovare qualsiasi cosa, si dice. I venditori di bandiere occupano il centro del Raja Katra, un tempo proprietà del Maharaja of Bardhaman. È il luogo migliore per apprezzare il pluralismo della democrazia più grande del mondo: le chincaglierie elettorali di ciascun partito si trovano le une accanto alle altre, mischiate  insieme in un’allegra confusione.

Gli ombrelli del Partito Comunista Indiano (CPIM) sono esposti accanto ai portachiavi del Trinamool Congress (TMC), e le maschere di carta del candidato premier Nadendra Modi del BJP si fanno spazio vicino alle magliette con la faccia di Rahul Gandhi del Partito del Congresso (INC). Nel Bengala le bandiere e gli striscioni del TMC sono sempre i più richiesti. La maggior parte dei venditori viene da Marwar, nel Rajastan. I loro progenitori si erano trasferiti qui in cerca di fortuna ai tempi dell’impero britannico, quando la capitale era a Calcutta. Dopo la partenza degli inglesi e la divisione tra India e Pakistan, l’industria tessile locale è entrata in crisi, e quello che si vede oggi sui banchi del mercato viene da Ahmedabad, nel Gujarat.

Qui vengono a fare scorta di poster, bandiere e altri gadget gli attivisti dei vari partiti per essere pronti per la campagna elettorale.

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