QUANDO IL SEGGIO VA DALL’EREMITA

Foto di Kannagi Khanna

Con 814 milioni di votanti, un territorio di oltre tre milioni di chilometri quadrati e quasi un milione di seggi elettorali, lo spoglio dei voti dell’India, che inizia il 16 maggio, si annuncia particolarmente complesso. Ma per uno dei seggi sarà questione di un attimo: un solo elettore, un solo voto. La commissione elettorale nazionale ha infatti stabilito che nessun elettore deve percorrere più di due chilometri per raggiungere il seggio in cui votare.  Per Bharatdas Darshandas Bapu, che vive in una foresta desolata apparentemente senza fine nel Gujarat, a oltre 100 chilometri dalla città più vicina e a due ore di auto nella giungla dal primo villaggio, a ogni tornata elettorale viene allestito un apposito seggio.

Bapu Bharatdas è un anziano sacerdote, custode di un tempio nella foresta di Gir, la dimora dei leoni asiatici. “So di essere unico – dice – e mi sento onorato che i funzionari governativi arrivino fino a qui per raccogliere il mio voto. Anche una sola preferenza può fare la differenza”.

Anche se nessun candidato è mai venuto a fare campagna nella giungla, Bapu è abbastanza aggiornato sulle questioni politiche ed elettorali di attualità. Per esempio non gli piace l’introduzione del tasto “NOTA” (None of the above), che consente all’elettore di indicare che non intende scegliere nessuno dei candidati proposti. “Se tutti votassero con questo tasto che cosa dovremmo fare? Nuove elezioni? È semplicemente stupido”, afferma.

Nel tempio non c’è elettricità, salvo un paio di lampadine tremolanti alimentate da un pannello solare, non c’è la televisione né il telefono e  non prende neppure il cellulare. L’unico collegamento con il mondo è la radio a onde corte.

Il viaggio per arrivare da lui è un’avventura nel bosco dove si possono incontrare cervi, pavoni, scimmie e qualche serpente. Non ci sono strade asfaltate e per fare 25 chilometri si impiegano due ore.

Bapu, originario del vicino stato del Rajasthan, abita nel tempio di Schiva dal 2000. “Me ne sono andato da casa da ragazzino e, dopo un lungo girovagare, sono arrivato qui”. Sembra un uomo felice della sua solitudine. Il tempio, circondato da alberi di mango, si trova sulla sommità di una roccia che affiora nella foresta. Vi si accede con una ripida scala. Accanto c’è un piccolo ruscello con decine di pesci e un paio di coccodrilli. “Gli animali selvatici non mi spaventano, sono le creature con due gambe il mio problema!”, raccconta Bapu con un sorriso.

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